Negli anni passati, per molti romeni (provenienti soprattutto dalle zone rurali) l'emigrazione ha rappresentato un'occasione di riscatto economico e sociale. Oggi la crisi ha cambiato le prospettive, ma il ritorno in Romania non sembra una strada percorribile, e il futuro appare pieno di incognite
Nel decennio 2000-2010 la Romania è stata spesso sotto i riflettori dei media internazionali per eventi negativi. Gli scorsi dieci anni, però, hanno segnato per il paese non pochi sviluppi positivi e niente affatto scontati, sotto i profili economico, politico e sociale. Nostra analisi
Il piano di austerità (targato FMI) approvato da Bucarest è il più duro in Europa. Lunedì prossimo, il primo sciopero generale convocato in Romania dai tempi di Ceauşescu metterà alla prova non solo il piano, ma la tenuta complessiva del sistema socio-politico rumeno. Un'analisi
L'economia romena probabilmente rimarrà in recessione per buona parte del 2010. Un pacchetto di aiuti del valore di 20 miliardi di dollari da FMI, Banca Mondiale e Ue servirà più da stabilizzatore macroeconomico che da stimolo per l'economia della Romania. Un'analisi
Prima di essere colpita dalla crisi economica, la Romania ha vissuto una forte fase di espansione. Alla luce dei problemi che emergono oggi, però, quel modello di sviluppo appare basato su politiche di breve respiro, responsabili di forti ingiustizie sociali all'interno del paese
Eredità preziosa e fragile, i villaggi sassoni della Transilvania stanno subendo drammatiche trasformazioni, frutto delle rimesse provenienti dall'emigrazione romena e della mancanza di regolamentazione. Il rischio è quello di bruciare un irripetibile potenziale turistico e culturale